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Alla base della poesia di Stéphane Mallarmé, è fatto noto e quasi aneddotico, si trova il Nulla. Ci si può chiedere se per il poeta questa posizione corrisponda a un atto fondativo, ideologico, o se si tratti di un nichilismo di facciata, che accompagna a latere il rifiuto politico della realtà, svalutata come suscettibile di trasformazioni e di progresso nel tardo Romanticismo. In tal caso, dunque, il Nulla corrisponde a una mistica "negativa", allo scivolare verso un'oscurità finale dove cose ed eventi, così come appaiono, si votano all'annientamento, a svanire in una notte senza Dio che costringe a confrontarsi con i pensieri più profondi che ci abitano, con il sostrato ultimo della nostra fragilità. La poesia diventa per l'autore francese una simulazione della realtà che si propone di negare la realtà, a cui peraltro Mallarmé, in molte occasioni, non esita ad attingere con entusiasmo e fiducia.